Trattamenti funzionali
Deidrogenazione
Trattamenti funzionali
Deidrogenazione
Trattamenti funzionali: la deidrogenazione
Cos’è la deidrogenazione?
Nei processi di deposizione galvanica, gli elettroliti utilizzati sono sempre a base acquosa. Questo comporta che, assieme alla deposizione del metallo, si libera anche idrogeno (costituente della molecola di acqua). Alcune lavorazioni liberano più idrogeno di altre, per esempio la zincatura alcalina libera più idrogeno della nichelatura. Non solo la fase di deposizione del metallo libera idrogeno, ma anche fasi come il decapaggio e la sgrassatura catodica.
L’idrogeno, quando si libera dalla superficie del particolare in trattamento galvanico, in parte esce dal bagno, in parte viene assorbito dal metallo base, in modo particolare dai materiali ferrosi.
Questo idrogeno, che entra nella struttura cristallina del materiale, tensiona i reticoli cristallini fino a procurare microfratture e vere e proprie fratture nel giro di poche ore. Anche se non si dovessero creare rotture spontanee e visibili sul materiale, possono esistere rischi per la resistenza a fatica di oggetti che nella loro funzione saranno sottoposti a trazione o flessione.
Per ovviare a tale rischio si effettua la deidrogenazione, sottoponendo a trattamento termico il materiale, entro breve tempo dalla fase che ha dato origine alla idrogenazione. Ciò deve avvenire generalmente entro le due ore successive.
Tobaldini esegue trattamenti di deidrogenazione dopo zincatura, cromatura a spessore, decapaggio, e in ogni altro caso previsto a specifica del cliente.
Misure trattabili: ciò che viene galvanizzato nelle proprie linee, per la necessità di operare entro le due ore dopo il trattamento galvanico. Vedi le misure trattabili lavorazione per lavorazione.
Come avviene il processo?
L’ossido che si forma non è dovuto ad un apporto di materiale ma ad una trasformazione della superficie originale dell’oggetto. La superficie di alluminio sottoposta ad anodizzazione viene ossidata progressivamente dall’esterno della superficie progredendo verso l’interno. L’ ossido che si forma ha un volume maggiore del metallo (alluminio) originario per cui apparentemente, dal punto di vista dimensionale, sembra via sia un apporto di materiale, in realtà lo spessore di ossido in parte “penetra” nel metallo in parte “cresce” verso l’esterno. In pratica per uno spessore di es. 10 micron, 5 micron sono penetrati e 5 micron si sono espansi per cui l’aumento geometrico ammonta a 5 micron. Da notare che, su un diametro, lo spessore di 10 micron produce un aumento del diametro pari a 10 micron e non 20.
L’ossido tende a formarsi abbastanza uniformemente anche nei recessi, nei sottosquadra, all’interno di tubi. La struttura dell’ossido è molto simile alla struttura del “nido d’ape” con tubuli verticali rispetto allo spessore formato. Questi tubuli hanno un diametro molto inferiore al micron, ma particolari coloranti vi possono penetrare, potendo conferire allo strato di ossido una grande varietà di colorazioni. Successivamente alla formazione dello strato di ossido e, alla eventuale colorazione, viene eseguita una operazione di chiusura dei pori al fine di garantire compattezza e resistenza alla corrosione. Questa operazione prende il nome di fissaggio e può avvenire a freddo o a caldo. in ogni caso i pori vengono chiusi, risulta tuttavia più sicura l’operazione di fissaggio a caldo soprattutto per gli strati di ossido colorato.
Trattamenti funzionali: la deidrogenazione
Cos’è la deidrogenazione?
Nei processi di deposizione galvanica, gli elettroliti utilizzati sono sempre a base acquosa. Questo comporta che, assieme alla deposizione del metallo, si libera anche idrogeno (costituente della molecola di acqua). Alcune lavorazioni liberano più idrogeno di altre, per esempio la zincatura alcalina libera più idrogeno della nichelatura. Non solo la fase di deposizione del metallo libera idrogeno, ma anche fasi come il decapaggio e la sgrassatura catodica.
L’idrogeno, quando si libera dalla superficie del particolare in trattamento galvanico, in parte esce dal bagno, in parte viene assorbito dal metallo base, in modo particolare dai materiali ferrosi.
Questo idrogeno, che entra nella struttura cristallina del materiale, tensiona i reticoli cristallini fino a procurare microfratture e vere e proprie fratture nel giro di poche ore. Anche se non si dovessero creare rotture spontanee e visibili sul materiale, possono esistere rischi per la resistenza a fatica di oggetti che nella loro funzione saranno sottoposti a trazione o flessione.
Per ovviare a tale rischio si effettua la deidrogenazione, sottoponendo a trattamento termico il materiale, entro breve tempo dalla fase che ha dato origine alla idrogenazione. Ciò deve avvenire generalmente entro le due ore successive.
Tobaldini esegue trattamenti di deidrogenazione dopo zincatura, cromatura a spessore, decapaggio, e in ogni altro caso previsto a specifica del cliente.
Misure trattabili: ciò che viene galvanizzato nelle proprie linee, per la necessità di operare entro le due ore dopo il trattamento galvanico. Vedi le misure trattabili lavorazione per lavorazione.
Come avviene il processo?
L’ossido che si forma non è dovuto ad un apporto di materiale ma ad una trasformazione della superficie originale dell’oggetto. La superficie di alluminio sottoposta ad anodizzazione viene ossidata progressivamente dall’esterno della superficie progredendo verso l’interno. L’ ossido che si forma ha un volume maggiore del metallo (alluminio) originario per cui apparentemente, dal punto di vista dimensionale, sembra via sia un apporto di materiale, in realtà lo spessore di ossido in parte “penetra” nel metallo in parte “cresce” verso l’esterno. In pratica per uno spessore di es. 10 micron, 5 micron sono penetrati e 5 micron si sono espansi per cui l’aumento geometrico ammonta a 5 micron. Da notare che, su un diametro, lo spessore di 10 micron produce un aumento del diametro pari a 10 micron e non 20.
L’ossido tende a formarsi abbastanza uniformemente anche nei recessi, nei sottosquadra, all’interno di tubi. La struttura dell’ossido è molto simile alla struttura del “nido d’ape” con tubuli verticali rispetto allo spessore formato. Questi tubuli hanno un diametro molto inferiore al micron, ma particolari coloranti vi possono penetrare, potendo conferire allo strato di ossido una grande varietà di colorazioni. Successivamente alla formazione dello strato di ossido e, alla eventuale colorazione, viene eseguita una operazione di chiusura dei pori al fine di garantire compattezza e resistenza alla corrosione. Questa operazione prende il nome di fissaggio e può avvenire a freddo o a caldo. in ogni caso i pori vengono chiusi, risulta tuttavia più sicura l’operazione di fissaggio a caldo soprattutto per gli strati di ossido colorato.
Materiali trattabili
- Acciaio al carbonio
- Ferro
- Acciaio inox
- Rame
- Ottone
- Alluminio
Normative
- UNI ISO 6158
- UNI 5082
Possibili finiture
- Passivazione bianca (cromo 3)
- Passivazione alta resistenza (cromo 3)
- Passivazione nera (cromo 3)
Dimensioni massime trattabili
2700x500x1200 mm
Materiali trattabili
- Acciaio al carbonio
- Ferro
- Acciaio inox
- Rame
- Ottone
- Alluminio
Possibili finiture
- Passivazione bianca (cromo 3)
- Passivazione alta resistenza (cromo 3)
- Passivazione nera (cromo 3)
Normative
- UNI ISO 6158
- UNI 5082
Dimensioni massime trattabili
2700x500x1200 mm
Settori
d'applicazione
d'applicazione
Settori d'applicazione

Automotive

Meccanica

Movimento terra
