Trattamenti protettivi

Zinco alluminio lamellare

Trattamenti protettivi

Zinco alluminio lamellare

Trattamenti protettivi: lo zinco alluminio lamellare

Cos’è lo zinco alluminio lamellare?

Lo zinco alluminio lamellare è un riporto costituito da micro scagliette di alluminio e di zinco, della dimensione di alcuni micron, ciascuna delle quali protetta con propria passivazione, che vengono applicate sulla superficie degli oggetti da proteggere e su di essi portate alla temperatura che consente una microfusione delle scagliette fra loro e un attecchimento al materiale base. La versione appena descritta è a base d’acqua e tutto il riporto è minerale e costituisce la versione più efficace con il minor spessore. Esistono versioni a base solvente dove le scagliette metalliche di zinco e alluminio rimangono in una matrice organica che si stende sopra i materiali da proteggere. In ogni caso, la funzione protettiva avviene per via catodica ( come per la zincatura) nel senso che il riporto funziona da anodo sciogliendosi, conferendo protezione al materiale base (catodo). La elevata protezione che si ottiene è dovuta al fatto che le scagliette formano svariati strati, nel senso dello spessore. La corrosione, procedendo dall’esterno verso l’interno, una volta corrosa la prima scaglietta rischia di fermarsi. Da notare che, diversamente dalla zincatura elettrolitica, dove lo strato di zinco depositato ha solo una passivazione sull’esterno, nel caso dello zinco alluminio lamellare ogni singola scaglietta è protetta da una sua forma di passivazione.

Tutte le operazioni legate al ciclo di applicazione del prodotto sono non idrogenanti per cui, contrariamente agli altri trattamenti di zincatura, i riporti di zinco alluminio lamellare non sono idrogenanti.

Come viene realizzata?

Il materiale da rivestire con zinco alluminio lamellare deve essere sgrassato e privato di ogni possibile ossidazione. Allo scopo i particolari vengono lavati in solvente o con detergenti a base acqua. Per togliere gli ossidi viene eseguita la sabbiatura. Questa operazione è preferita al posto degli usuali decapaggi per non introdurre passaggi idrogenanti in un processo che ne è esente, ciò a grande vantaggio per il trattamento protettivo di tutti gli organi di sicurezza.

Una volta eseguita la preparazione, viene applicato il prodotto che contiene lo zinco e l’alluminio. Questo prodotto si presenta come una vernice molto metallizzata e come questa deve essere mantenuto in continuo movimento per evitare la decantazione. In questa sospensione ( che può essere a base acqua o solvente) devono essere controllati parametri quali la temperatura, la viscosità, il residuo secco ed altri specifici. L’applicazione del prodotto può avvenire per immersione e centrifugazione (massa) o per spruzzatura. Dopo l’applicazione i particolari vengono passati in forno per almeno 30 minuti a temperature che a seconda dello specifico prodotto possono andare da 220 a 320°C. Una volta raffreddati i particolari, se trattati in massa in genere subiscono un secondo ciclo di applicazione di prodotto per ricoprire punti non coperti in precedenza. Se trattati a spruzzo,  sono pronti per l’imballo. 

Possono essere applicati altri prodotti, per incrementare  la resistenza alla corrosione, per ottenere colorazioni specifiche o per conferire coefficiente di attrito predeterminato, soprattutto alla viteria. E’ possibile ottenere coefficienti di attrito predeterminato anche applicando zinco alluminio lamellare che contiene già un correttore del coefficiente di attrito.

Come avviene il processo?

L’ossido che si forma non è dovuto ad un apporto di materiale ma  ad una trasformazione della superficie originale dell’oggetto. La superficie di alluminio sottoposta ad anodizzazione viene ossidata progressivamente dall’esterno della superficie progredendo verso l’interno. L’ ossido che si forma ha un volume maggiore del metallo (alluminio) originario per cui apparentemente, dal punto di vista dimensionale,  sembra via sia un apporto di materiale, in realtà lo spessore di ossido in parte  “penetra” nel metallo in parte  “cresce” verso l’esterno. In pratica per uno spessore di es. 10 micron, 5 micron sono penetrati e 5 micron si sono espansi per cui l’aumento geometrico ammonta a 5 micron. Da notare che, su un diametro, lo spessore di 10 micron produce un aumento del diametro pari a 10 micron e non 20.

L’ossido tende a formarsi abbastanza uniformemente anche nei recessi, nei sottosquadra, all’interno di tubi. La struttura dell’ossido è molto simile alla struttura del “nido d’ape” con tubuli verticali rispetto allo spessore formato. Questi tubuli hanno un diametro molto inferiore al micron, ma particolari coloranti vi possono penetrare, potendo conferire allo strato di ossido una grande varietà di colorazioni.  Successivamente alla formazione dello strato di ossido e, alla eventuale colorazione, viene eseguita una operazione di chiusura dei pori al fine di garantire compattezza e resistenza alla corrosione. Questa operazione prende il nome di fissaggio e può avvenire a freddo o a caldo. in ogni caso i pori vengono chiusi, risulta tuttavia più sicura l’operazione di fissaggio a caldo soprattutto per gli strati di ossido colorato. 

Trattamenti protettivi: lo zinco alluminio lamellare

Cos’è lo zinco alluminio lamellare?

Lo zinco alluminio lamellare è un riporto costituito da micro scagliette di alluminio e di zinco, della dimensione di alcuni micron, ciascuna delle quali protetta con propria passivazione, che vengono applicate sulla superficie degli oggetti da proteggere e su di essi portate alla temperatura che consente una microfusione delle scagliette fra loro e un attecchimento al materiale base. La versione appena descritta è a base d’acqua e tutto il riporto è minerale e costituisce la versione più efficace con il minor spessore. Esistono versioni a base solvente dove le scagliette metalliche di zinco e alluminio rimangono in una matrice organica che si stende sopra i materiali da proteggere. In ogni caso, la funzione protettiva avviene per via catodica ( come per la zincatura) nel senso che il riporto funziona da anodo sciogliendosi, conferendo protezione al materiale base (catodo). La elevata protezione che si ottiene è dovuta al fatto che le scagliette formano svariati strati, nel senso dello spessore. La corrosione, procedendo dall’esterno verso l’interno, una volta corrosa la prima scaglietta rischia di fermarsi. Da notare che, diversamente dalla zincatura elettrolitica, dove lo strato di zinco depositato ha solo una passivazione sull’esterno, nel caso dello zinco alluminio lamellare ogni singola scaglietta è protetta da una sua forma di passivazione.

Tutte le operazioni legate al ciclo di applicazione del prodotto sono non idrogenanti per cui, contrariamente agli altri trattamenti di zincatura, i riporti di zinco alluminio lamellare non sono idrogenanti.

Come viene realizzata?

Il materiale da rivestire con zinco alluminio lamellare deve essere sgrassato e privato di ogni possibile ossidazione. Allo scopo i particolari vengono lavati in solvente o con detergenti a base acqua. Per togliere gli ossidi viene eseguita la sabbiatura. Questa operazione è preferita al posto degli usuali decapaggi per non introdurre passaggi idrogenanti in un processo che ne è esente, ciò a grande vantaggio per il trattamento protettivo di tutti gli organi di sicurezza.

Una volta eseguita la preparazione, viene applicato il prodotto che contiene lo zinco e l’alluminio. Questo prodotto si presenta come una vernice molto metallizzata e come questa deve essere mantenuto in continuo movimento per evitare la decantazione. In questa sospensione ( che può essere a base acqua o solvente) devono essere controllati parametri quali la temperatura, la viscosità, il residuo secco ed altri specifici. L’applicazione del prodotto può avvenire per immersione e centrifugazione (massa) o per spruzzatura. Dopo l’applicazione i particolari vengono passati in forno per almeno 30 minuti a temperature che a seconda dello specifico prodotto possono andare da 220 a 320°C. Una volta raffreddati i particolari, se trattati in massa in genere subiscono un secondo ciclo di applicazione di prodotto per ricoprire punti non coperti in precedenza. Se trattati a spruzzo,  sono pronti per l’imballo. 

Possono essere applicati altri prodotti, per incrementare  la resistenza alla corrosione, per ottenere colorazioni specifiche o per conferire coefficiente di attrito predeterminato, soprattutto alla viteria. E’ possibile ottenere coefficienti di attrito predeterminato anche applicando zinco alluminio lamellare che contiene già un correttore del coefficiente di attrito.

Come avviene il processo?

L’ossido che si forma non è dovuto ad un apporto di materiale ma  ad una trasformazione della superficie originale dell’oggetto. La superficie di alluminio sottoposta ad anodizzazione viene ossidata progressivamente dall’esterno della superficie progredendo verso l’interno. L’ ossido che si forma ha un volume maggiore del metallo (alluminio) originario per cui apparentemente, dal punto di vista dimensionale,  sembra via sia un apporto di materiale, in realtà lo spessore di ossido in parte  “penetra” nel metallo in parte  “cresce” verso l’esterno. In pratica per uno spessore di es. 10 micron, 5 micron sono penetrati e 5 micron si sono espansi per cui l’aumento geometrico ammonta a 5 micron. Da notare che, su un diametro, lo spessore di 10 micron produce un aumento del diametro pari a 10 micron e non 20.

L’ossido tende a formarsi abbastanza uniformemente anche nei recessi, nei sottosquadra, all’interno di tubi. La struttura dell’ossido è molto simile alla struttura del “nido d’ape” con tubuli verticali rispetto allo spessore formato. Questi tubuli hanno un diametro molto inferiore al micron, ma particolari coloranti vi possono penetrare, potendo conferire allo strato di ossido una grande varietà di colorazioni.  Successivamente alla formazione dello strato di ossido e, alla eventuale colorazione, viene eseguita una operazione di chiusura dei pori al fine di garantire compattezza e resistenza alla corrosione. Questa operazione prende il nome di fissaggio e può avvenire a freddo o a caldo. in ogni caso i pori vengono chiusi, risulta tuttavia più sicura l’operazione di fissaggio a caldo soprattutto per gli strati di ossido colorato. 

Materiali trattabili

  • Acciaio al carbonio
  • Ferro
  • AVP, AVZ
  • C40, C45, Fe, 8.8, 10.9, 12.9,
  • Alluminio, 2011, 11S, 6060, 6082, 7075
  • Alluminio pressofuso
  • Ghisa
  • Sinterizzati ferrosi

Normative

  • UNI EN ISO 10683
  • UNI 3740/6

Possibili finiture

  • Passivazione bianca (cromo 3)
  • Passivazione alta resistenza (cromo 3)
  • Passivazione nera (cromo 3)

Dimensioni massime trattabili

2.450 x 500 x 1.000 mm

Materiali trattabili

  • Acciaio al carbonio
  • Ferro
  • AVP, AVZ
  • C40, C45, Fe, 8.8, 10.9, 12.9,
  • Alluminio, 2011, 11S, 6060, 6082, 7075
  • Alluminio pressofuso
  • Ghisa
  • Sinterizzati ferrosi

Possibili finiture

  • Passivazione bianca (cromo 3)
  • Passivazione alta resistenza (cromo 3)
  • Passivazione nera (cromo 3)

Normative

  • UNI EN ISO 10683
  • UNI 3740/6

Dimensioni massime trattabili

2.450 x 500 x 1.000 mm

Settori
d'applicazione

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Automotive

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Offshore

Termotecnico

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